DORI
EOLI E IONI


Quando ci si imbatte nello studio della dinamica etnografica delle popolazioni che hanno dato origine alle antiche civiltà la prima sensazione che si ha è quella di perdersi man mano che si procede nell’approfondimento della materia. Se questa impressione sussiste per tutte le popolazioni del mondo antico si fa ancor più marcata quando si tratta degli antichi Greci.
Secondo la paleontologia l’intera Grecia è stata abitata fin dalla preistoria. L’uomo paleolitico dimorò solo nella parte continentale e peninsulare, mentre l’uomo neolitico arrivò ad insediarsi anche nelle isole dell’Egeo. A partire dal III millennio a.C. alle popolazioni preistoriche si sono andate sostituendo popolazioni più evolute, provenienti dalle coste occidentali del Medio Oriente, in modo particolare dalla Turchia, spinte dalla ricerca di nuove terre da coltivare e dalla ricerca del minerale più prezioso dell’epoca, il rame. Queste popolazioni saranno quelle stesse che gli Achei troveranno già insediate nei territori bagnati dal mare al momento della loro discesa verso sud.
La memoria collettiva degli antichi Greci ricordava, ancora in età classica, di certi Lelegi e Pelasgi, antichi abitatori delle acropoli. Di questi due popoli antichissimi si è già detto nel corso della visita all’arte cretese-micenea, qui ci si limiterà ad aggiungere che Lelegi e Pelasgi erano genti pacifiche a economia prevalentemente agricola e che dovettero per prime occupare le acropoli per difendersi dagli attacchi delle popolazioni nomadi provenienti dal nord, bellicose e a economia prevalentemente pastorale.
Dopo un migliaio di anni dal loro insediamento si scontrarono con quello che sembra essere il primo popolo di origine indoeuropea a stabilirsi in terra greca, ovvero gli omerici Achei. Quello dei nobili Achei non fu un popolo che chiese il permesso per entrare nelle regioni occupate dai Lelegi e i Pelasgi, al contrario, ingaggiò con questi diverse lotte in cui non sempre usci vittorioso nonostante la superiorità degli armamenti bellici e l’abitudine alla guerra. I conflitti occuparono i contendenti per secoli, ma alla fine, come accade spesso quando le cose vanno per le lunghe, gli Achei finirono per integrarsi alle popolazioni preesistenti dei Lelegi e dei Pelasgi. Così dal XVI al XII secolo, più o meno, abbiamo una Grecia popolata di genti achee, stabilitesi soprattutto nel Peloponneso, e altre popolazioni elleniche, fra cui gli Eoli e gli Ioni in particolare, insediatesi nelle regioni più costiere, ad est e ad ovest della Grecia continentale. In questo periodo gli Achei conquistano Creta e danno origine alla civiltà micenea. Dopo la guerra di Troia inizia il loro declino.
Nel XII scolo a.C. c’è la seconda, grande invasione della Grecia da parte di un popolo indoeuropeo, i Dori. Si tratta di una popolazione bellicosa, ancora più feroce degli Achei, provenienti dalla zona danubiana dell’Europa dell’est. I Dori annientano gli Achei e costringono le altre popolazioni a spingersi sempre più verso le coste, abbandonare le terre e intraprendere la via del mare. Segue il buio, quattro secoli di oblio.
Quando si riaccende la luce sulla storia ellenica, troviamo che la Grecia è abitata da tre popolazioni distinte e separate, ma che si sentono idealmente unite tra loro in un unico grande stato. Queste popolazioni sono: i Dori, stanziatisi prevalentemente nel Peloponneso; gli Ioni, stanziatisi prevalentemente nell’Attica, nell’Eubea e nelle Cicladi; gli Eoli, stanziatisi prevalentemente nell’Epiro, nell’Arcadia, nella Beozia e nelle isole ioniche, nelle coste occidentali turche e nelle Sporadi.
Non si sa molto di quanto è successo nei quattro secoli di buio storico. La mancanza di documentazione relativa a questo periodo è stata associata dagli studiosi classicisti del XIX secolo alla decadenza della civiltà, così come il periodo della decadenza della civiltà greco-romana è stato associato ad un altro periodo di decadenza, il Medioevo. Per questa innegabile affinità quel lontano periodo della storia greca fu detto Medioevo ellenico.

DORI

Secondo una delle molte ipotesi a riguardo, i Dori erano un popolo di lingua greca che, sotto la guida di esuli, appartenenti alla stirpe degli Elleni, riuscirono a penetrare nella Grecia continentale, abbattendo le frontiere settentrionali del Paese. La tradizione narra che questi condottieri fossero discendenti di Eracle, il quale a suo tempo fu cacciato dalla terra di cui era sovrano, la Beozia, dal cugino Euristeo. In realtà tale versione che dipinge l’invasione dei Dori come un ritorno degli Eraclidi sembra una storiella inventata a bella posta per supportare la pretesa dei re dori di discendere da Eracle. In effetti ci sono molti interrogativi che depongono in sfavore di una ipotesi del genere. Ad esempio se i Dori erano davvero Micenei ribelli come è possibile che avessero una struttura sociale di tipo tribale, dunque più primitiva rispetto a quella micenea? E poi se il sud della Grecia rimase disabitato per molti anni come mai gli Achei esuli non hanno sentito la necessità di farvi ritorno?
La probabile risposta a questa seconda domanda ci illumina sull’effettiva realtà della situazione.
In effetti nel sud del Peloponneso si erano stanziate delle popolazioni che gli Achei volevano evitare a tutti i costi, e queste popolazioni erano forse proprio i selvaggi Dori.
I Dori mossero alla conquista del Peloponneso in più riprese. La leggenda ne ricorda due in particolare. Nella prima, dove partecipò Illo, figlio di Eracle, furono sconfitti, mentre nella seconda ebbero successo, riuscendo a conquistare anche Micene, retta a quell’epoca dal re Tisameno. Con questa vittoria essi misero per sempre fine all’egemonia della città achea: al momento dei fatti si era intorno all’anno 1100 a.C.
Per alcuni autori (il Burn non specifica quali) l’invasione dei Dori è un mito. La loro affermazione è suffragata dall’inesistenza di tracce visibili del loro passaggio: argomento ben poco consistente dal momento che i Dori non sarebbero stati certo le prime popolazioni a lasciare dietro di sé solo distruzione. Di contro ci sono autori che attribuiscono a loro la distruzione del muro di difesa eretto proprio nel luogo ritenuto il punto di penetrazione dei Dori nel Peloponneso: lo stretto di Corinto; 6 km di terra che dividono la Grecia continentale dalla penisola arcadica.
Sempre secondo questi autori la favoletta dell’invasione di una popolazione barbarica sarebbe dovuta servire a coprire fenomeni di rivolta sociale e lotte intestine, oppure incursioni momentanee, oppure ancora calamità naturali, quali una durissima siccità. Tutti argomenti convincenti, non c’è dubbio, tranne l’ultimo, il quale sembra davvero fantasioso: quale siccità potrebbe mettere in ginocchio la fertilissima Messenia e la Laconia e risparmiare l’arido Argolide e le Cicladi? L’invasione dorica è vera per lo meno quanto la caduta di Troia e quella di Tebe.
Quel che è certo è che i Dori erano divisi in tre tribù, gli Illei, i Dimani e i Panfili. Insediamenti dorici furono anche Creta (nella sua porzione centro occidentale), Melo (Milo), Thera (Santorini), Rodi, Coo, Cnido e Alicarnasso.

EOLI E IONI

Generalmente sui libri si legge che la calata dei Dori generò una forte pressione demografica sulle popolazioni preesistenti insediate nelle aree centrali della Grecia continentale e peninsulare e che il suddetto movimento ebbe come conseguenza lo spostamento di queste verso le terre costiere della Grecia ionica, egea e dell’Asia Minore. Tale dinamica portò genti greche a fondare colonie eoliche e ioniche ad est e ad ovest del continente ellenico. Più nel dettaglio si può dire che l’occupazione greca della costa occidentale dell’Asia Minore e delle isole egee fu dovuta all’immigrazione di etnie originarie della Grecia centrale e settentrionale, causata dallo sconfinamento verso le regioni centrali degli abitanti della Beozia, dovuta a sua volta all’espansionismo demografico dei Tessali. In un caso i nuovi insediamenti hanno dato origine ad un’unica grande denominazione geografica, la regione eolica, così chiamata per via del dialetto ivi parlato, l’eolico per l’appunto; nell’altro, hanno dato origine all’occupazione delle Cicladi e delle coste più a sud della Turchia, definendo a sua volta la Ionia.
Sull’origine delle colonie ioniche la tradizione non è univoca. In una versione l’immigrazione degli Ioni viene presentata come una colonizzazione organizzata da Atene. Ma Erodoto (484-426 a.C.) ci dice un’altra cosa riguardo a questo argomento; ci parla di un’immigrazione dovuta a popolazioni eterogenee. Solo per quanto concerne Mileto egli specifica che le spedizioni si erano mosse dal palazzo comunale di Atene.
Sempre i libri ci dicono che queste popolazioni del centro erano Eoli e Ioni, etnie dello stesso ceppo originario degli Achei, immigrate prima delle devastanti invasioni doriche nelle regioni del nord e del centro della Grecia. Colonie eoliche dell’Egeo erano la costa immediatamente a sud della Troade e l’isola di Lesbo; colonie ioniche erano le isole di Chio e di Samo, le città di Mileto, Efeso, Teo e Clazomene, Smirne. I Milesi erano Ioni.